di Mirko ZAGO
Mancano poche ore al saluto dell’anno nuovo e come da tradizione, migliaia di persone stanno preparando i loro personali arsenali di botti con cui dare il benvenuto al 2012. Gli avvertimenti della guardia di finanza e le immagini di persone ferite prontamente riproposte nei tg del primo giorno dell’anno non servono a placare il gusto di far esplodere ordigni all’impazzata nella nottata “festaiola” per eccellenza. Quest’anno per ovviare al problema si sono messi d’impegno i primi cittadini di diverse città che con ordinanze speciali hanno messo al bando l’utilizzo di fuochi d’artificio sul suolo pubblico. Uno dei primi Comuni a imporre tale decisione è stato Venezia. Chi verrà trovato a sparare botti dovrà pagare una sanzione che varia da 25 a 500 euro. Si sono adeguati al capoluogo veneto anche Torino, Bari, Palermo. In un secondo momento hanno deciso di vietare i “fuochi” anche Modena, Pesaro, Asti, Olbia e Milano, quest’ultima più attenta all’ambiente. La polvere da sparo rilasciata nell’aria infatti partecipa ad aumentare gravemente le pericolose Pm10 (le polveri sottili responsabili di gravi danni per i polmoni dei cittadini) già elevate a causa dello smog da automobili (infatti il sindaco del capoluogo lombardo ha deciso di bloccare la circolazione del traffico in occasione dei festeggiamenti).
I botti di capodanno oltre ad arrecare danno all’ambiente, a provocare gravi incidenti alle persone (complice la scarsa prudenza e forse l’abuso di alcool che ostacola la percezione del pericolo), sono anche responsabili della morte ogni anno di circa 5mila animali che presi dallo spavento scavalcano recinzioni e si gettano in strada dove spesso finiscono per essere investiti, se non colpiti direttamente da mortaretti o feriti a morte per colpa dei fuochi inesplosi. Una vera e propria tragedia denunciata dalle associazioni per la difesa degli animali che da anni di batte per un esame di coscienza di chi utilizza materiale esplosivo durante il saluto al nuovo anno.
L’ombra della Camorra
Dall’altro capo della medaglia, la riduzione dell’utilizzo dei botti alimenta la crisi del settore mettendo in ginocchio i piccoli laboratori artgiani che con maestria confezionano ogni anno i giochi pirotecnici che affascinano grandi e piccoli con emozionanti giochi di luce. Si tratta di un’arte spessa ripagata con la vita, le condizioni di lavoro precarie in cui imperversano i lavoratori di questi laboratori, spesso più simili a baracche che a fabbriche, sono delle vere e proprie polveriere che di tanto in tanto esplodono, guadagnandosi gli onori della cronaca e riportando in auge il dibattuto tema della sicurezza nei posti di lavoro. Si stima che la vendita di botti legali sia calata quest’anno del 30-40% secondo i grandi importatori di fuochi d’artificio del napoletano. “Le vendite sono calate proprio tra il trenta e il quaranta per cento. Eppure i prezzi sono identici a quelli dello scorso anno. In pratica, i negozi autorizzati per la vendita di questi articoli, hanno si acquistato, ma senza fare un riassortimento. Segno che la merce è rimasta sugli scaffali” – racconta sulle pagine del Mattino di Napoli Raffaele Perfetto, titolare della Perfetto Srl, la più grande azienda distributrice del Sud Italia. Se questa volta la Cina non è un vero concorrente sleale in quanto alimenta un mercato legale che promette buoni profitti anche dalla rivendita, (“…I fuochi cinesi, sono ben fabbricati, sicuri e hanno un prezzo davvero interessante, impensabile per quelli di produzione italiana” – aggiunge Perfetto) il vero concorrente è la Camorra. Dietro alle bancarelle abusive spesso si nasconde la mafia che fa cassa inquinando il mercato pulito. A rimetterci sono le imprese serie, i venditori regolari, i consumatori che si affidano a prodotti pericolosi e non garantiti.