Italia e Francia a confronto sui temi “caldi” dell’avvocatura

di Vera MORETTI

Si è appena svolto presso la sede del Cnf l’incontro con l’Association Henri Capitant, per una giornata Itali – Francese di confronto ed approfondimento.

Tra le notizie salienti emerse, Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ha voluto sottolineare l’errata informazione circa il tema della liberalizzazione della professione, in particolar modo riguardo ciò che richiederebbe l’Europa in merito all’assetto e alle modalità di svolgimento dell’attività forense.

In Francia l’avvocatura, come dichiarato da Philippe Thery dell’Università Paris II, è stata rafforzata da due spinte fondamentali.
Una riguarda l’espansione verso nuovi spazi di mercato, che ha portato all’introduzione, nell’ordinamento francese, dell’istituto dell’atto controfirmato dall’avvocato, una sorta di atto pubblico facendo piena prova fino a querela di falso.
L’altra, invece, prevede la centralizzazione delle attività giuridiche nelle mani degli avvocati, con la creazione di un’unica professione del diritto, ovvero l’assimilazione alla figura dell’avvocato di quella del procuratore presso le corti di primo appello, di quella degli ufficiali giudiziari, anche di quella dei consulenti legali.

Considerando, dunque, i provvedimenti presi Oltralpe, Alpa ha commentato: “Prendiamo atto di questi sviluppi in Francia e ci chiediamo come mai la Commissione europea taccia. In Italia, gli avvocati sono costretti invece a dover leggere norme sulla professione scritte male, giuridicamente errate quando non incostituzionali, come dimostrano gli ultimi interventi. Il Cnf avvierà uno studio comparato sull’assetto della professione nei vari paesi europei, per evidenziare come sotto molteplici profili la professione in Italia è già liberalizzata, senz’altro più che in altri paesi”.