di Giulia DONDONI
Oggigiorno siamo più attenti e sensibili al consumo di energia: quanta ne utilizziamo e quanta se ne possa ricavare da fonti rinnovabili. Un occhio di riguardo, poi, viene tenuto per quanto concerne la prestazione energetica degli immobili, sia che si tratti di edifici residenziali che di edifici commerciali.
Questa attenzione ha fatto sì che l’Unione Europea emettesse una direttiva apposita volta ad affrontare il risparmio del consumo energetico a 360°. Già dalla fine di marzo 2011, infatti, è diventato obbligatorio per il proprietario indicare la situazione di certificazione energetica dell’edificio, mentre al momento della firma di un contratto di acquisto o di affitto di una casa sarà obbligatorio indicare di essere a conoscenza del tipo di energia.
Ma dal gennaio 2012 le norme saranno ancora più rigide: la classe energetica degli immobili dovrà essere indicata anche negli annunci di vendita e di affitto; per chi non rispettasse questa regola, la Regione Lombardia ha previsto sanzioni che vanno da mille a cinque mila euro di multa per ogni annuncio “non a norma”.
La valutazione energetica di un’abitazione varia in funzione di alcuni specifici parametri: qualità dell’involucro (tipologia di muratura esterna, pavimentazione, infissi,…), esposizione dell’appartamento, piano e tipo di impianto di riscaldamento.
Ma questo non basta: l’attestato di certificazione energetica per essere legalmente valido deve essere redatto da un certificatore energetico accreditato, e dunque registrato presso l’ufficio del catasto energetico della Regione, dove viene timbrato dal Comune. Il documento vale dieci anni e deve essere rinnovato ogni qualvolta vengano compiute delle modifiche che possano influire sulle prestazioni energetiche dell’appartamento.
Come per gli elettrodomestici, la valutazione delle prestazioni varia da A a G.
d.S.