di Vera MORETTI
Il Cnf prende atto della modifica, giudicata opportuna, dell’articolo 33 del decreto salva-Italia, che esclude l’abolizione degli ordinamenti professionali, circoscrivendola alle sole norme in contrasto con i principi di liberalizzazione. E la ferma richiesta al Parlamento che alla riforma dell’avvocatura si proceda per legge e non per regolamento, attesa la sua rilevanza costituzionale.
Per il Cnf, “l’emendamento dei relatori all’articolo 33 del decreto Monti è un atto dovuto del legislatore per evitare le conseguenze disastrose e senza senso di una abrogazione tout court degli ordinamenti professionali”.
E’ quindi considerato dalla categoria un atto dovuto ma insufficiente, poiché viene previsto che a disciplinare l’ordinamento forense sia un regolamento dello Stato e non la legge.
Per il Consiglio Nazionale Forense, infatti, l’aver delegificato le norme in materia di ordinamenti professionali, anche quelli che coinvolgono i diritti dei cittadini, è una palese violazione della Costituzione. E si fa riferimento ancora una volta alla riforma sull’avvocatura proposta in Parlamento due anni fa. Insomma, sarebbe già pronta, se solo il Governo l’approvasse: questo, in sintesi, è ciò che il Cnf sostiene.
Per il Cnf non c’è priorità per i diritti dei cittadini e da questo è impossibile prescindere.