Hanno in media 33 anni, si trovano prevalentemente al Nord – con un tasso record nella provincia di Prato – e riescono a offrire occupazione ad almeno 5 dipendenti. Chi sono? Gli immigrati imprenditori, una realtà sempre più in crescita nel Bel Paese e che, secondo un rapporto stilato da Cnel possono offrire una valida via d’uscita dalla crisi.
Perchè? Innanzitutto perchè la resistenza delle piccole imprese allo shock della crisi economica si deve anche “alla progressiva sostituzione di imprenditori autoctoni con imprenditori immigrati”. Metà degli imprenditori stranieri si dichiara infatti “abbastanza ottimista” riguardo al futuro della propria attività, Primi fra tutti i commercianti d’abbigliamento e gli imprenditori edili.
Ma qual è l‘identikit dell’imprenditore migrante? Arrivato in Italia a 24 anni, dopo una formazione nel Paese di origine, ha trovato impiego prima come dipendente, avviando solo successivamente un’attività imprenditoriale. Il 77% ha fondato da sé l’azienda, il 21% l’ha rilevata, il 2% l’ha ereditata.
Gli imprenditori stranieri in Italia sono 628mila, e sono concentrati soprattutto nelle province del Nord e nelle aree dei distretti industriali. La maggior parte, il 64,5%, è titolare di impresa con un occupazione media di 4,7 dipendenti, mentre il 35,5% è un lavoratore autonomo, senza alcun dipendente,
Ma il dato più interessante della ricerca riguarda il fatto che molto spesso sono gli imprenditori immigrati ad assumere dipendenti italiani: “La media generale è un posto di lavoro per italiani ogni due imprenditori stranieri” rivela la ricerca di Cnel.
“Le loro attività non richiedono un’elevata dotazione di capitale, alta è infatti la capacità di autofinanziamento, resa possibile da un periodo lungo di occupazione come dipendente”. Il 66,8% degli intervistati ha dichiarato di non ha avuto bisogno di capitali di terzi, mentre il 10,6% ha coinvolto familiari e parenti nella nascita dell’impresa.
Ultimo capitolo: l’integrazione con il tessuto economico nazionale. Il 66,5% degli imprenditori migranti ha clienti italiani, mentre il 77,3% si rivolge a ditte fornitrici italiane. I comparti in cui si riscontra una maggior osmosi sono quelli della meccanica e dei trasporti, mentre si riduce per quanto riguarda l’abbigliamento.
Il 16% degli imprenditori mantiene stretti rapporti d’affari col Paese d’origine, e il 14% ha la cittadinanza italiana. Ma quali sono le richieste più diffusa tra i nuovi imprenditori migranti? Il diritto di voto e la possibilità di usufruire delle agevolazioni pensionistiche, tornando a vivere però nel Paese di origine.
Alessia Casiraghi