Le povere imprese italiane oltre a soffrire il periodo di recessione dei mercati internazionali si trovano spesso a far fronte a numerose altre pene, il più delle volte privi delle necessarie tutele. E’ così che i responsabili d’impresa oltre a fare i conti con aumento dei costi delle materie prime, il calo della domanda, la poca o nulla possibilità di investimento in innovazione e in aggiunta la difficoltà di accesso al credito devono anche sopportare lunghissimi tempi di attesa per la riscossione dei crediti. Il vizietto di procrastinare nel tempo i pagamenti non affligge solo i privati ma è mal costume anche della pubblica amministrazione. Secondo una recente inchiesta de “Il Sole 24 Ore” si evidenzia come per l’industria delle costruzioni il saldo arrivi in media dopo 240 giorni contro i 218 del 2010. Media confermata anche dai fornitori di servizi innovativi e tecnologici che attendono circa 248 giorni e questi sono solo esempi. Si tratta di un onere complessivo, secondo l’ufficio studi di Confartigianato, stimato in oltre un miliardo di euro.
Che cosa prevede la normativa europea?
La Commissione Mercato Interno del Parlamento UE all’inizio di ottobre ha previsto che il limite massimo per saldare i debiti debba essere di 30 giorni (fino a giungere a 60 in caso di accordo) pena una sanzione pari all’8% del totale; l’Italia ha scelto di agire in deroga rimandando a tempi più maturi il recepimento della direttiva. “Questa legislazione porterà una nuova etica dei pagamenti in Europa, e le nuove regole forniranno una solvibilità migliore e permetteranno alle piccole e medie imprese l’opportunità di promuovere una maggiore innovazione e più posti di lavoro” aveva a suo tempo commentato Barbara Weiler prima frimataria della direttiva. E invece le Pmi italiane continuano a sopportare. Ma la pazienza ha un limite ed è così che viene in luce uno strumento fondamentale come quello del factoring.
Che cos’è il factoring?
Ci sono occasioni per cui l’imprenditore non può attendere nemmeno il tempo congruo e stabilito dalla legge. Le ragioni sono diverse, prima tra tutte la mancanza di liquiità. Se un’impresa necessita del corrispettivo per la vendita del bene o prestazione di un servizio nell’immediato si può appoggiare ad agenzie specializzate. Il “factor” si fa carico di liquidare l’impresa versando subito ciò che le spetta e di esigere, nei tempi previsti da contratto, la cifra anticipata che dovrà sborsare l’acquirente.
Cosa succede se l’acquirente ritarda il pagamento? Semplicemente il factor è autorizzato ad esigere il pagamento appoggiandosi ad un’agenzia di riscossione crediti o agendo in prima persona. L’impresa fin da subito passerà dunque l’onere della trafila da percorrere per ottenere materialmente i soldi ad un terzo soggetto. Naturalmente vi è un corrispettivo da pagare, solitamente il tasso di interesse si attesta attorno al 5%, se la cifra supera i 50mila euro si arriva al 3%. Di fronte al rischio di dover attendere mesi per far entrare materialmente il denaro nelle casse dell’azienda, il factoring può rappresentare una forma di finanziamento interessante, che “libera” l’impresa dall’onere della riscossione, permettendole inoltre di disporre di liquidità immediata con conseguente possibilità di nuovi investimenti.
Mirko Zago