Il risparmio in tempo di crisi non riguarda solo gli italiani “medi” che hanno un lavoro e una famiglia da mantenere, ma coinvolge anche le parrocchie italiane, che sono 25mila, e le comunità religiose, ben 14.349 sparse in tutto il Paese.
Una ricerca commissionata da SEVICOL, che da oltre cinquant’anni opera nel mondo cattolico, e realizzata da Lexis Ricerche con Gruppo Areté, dimostra che la spesa annua in beni e servizi da parte delle parrocchie si aggira intorno a 1 miliardo e 900 milioni di euro.
Per contenere le spese, è stato ideato Circuito SEVICOL che ha il compito di selezionare fornitori per gli enti religiosi secondo criteri economici ma anche etici, chiedendo un coinvolgimento in progetti di solidarietà. Obiettivo è, dunque, quello di aiutare a mirare gli acquisti al fine di risparmiare risorse, trovando soluzioni che siano coerenti con i valori di fede, etica e solidarietà su cui si fonda il mondo religioso.
La ricerca dal titolo “Mondo cattolico, terzo settore e comunità: il rapporto con il mercato in tempi di crisi economica” è iniziata a giugno 2011 con una prima fase di analisi qualitativa degli acquisti degli Enti religiosi che aveva evidenziato la problematicità degli acquisti per parrocchie e congregazioni. Ciò è dovuto al fatto che le aziende non sempre colgono le opportunità offerte dal terzo settore che contribuisce al PIL italiano per il 5%, fornisce retribuzioni a circa 750mila persone con un giro d’affari di oltre 60 miliardi di euro.
La mancanza di dialogo tra due realtà che, apparentemente, non hanno nulla in comune, è il problema più grosso, ma potrebbe essere supplito con strutture, figure professionali e “missioni” comuni ma, ad oggi, ciò non accade.
Da settembre a novembre la ricerca si è rivolta, invece, verso le principali voci di spesa, considerando sei temi: manutenzione straordinaria, ordinaria, assicurazioni, culto, utenze, locali di uso pastorale. Sono stati intervistati i responsabili acquisti delle Parrocchie e amministratori, economi e responsabili di Congregazioni operanti nei principali ambiti d’attività.
E’ emerso che molte parrocchie faticano a sopportare le spese di gestione e segnalano in particolare il forte peso delle manutenzioni straordinarie e delle utenze elettricità, gas/riscaldamento. C’è una notevole differenza tra Nord e Sud Italia e tra chi utilizza Internet per la ricerca di fornitori rispetto a chi continua a utilizzare processi tradizionali. Mentre per gli ordini religiosi il costo del personale è la voce più critica, anche perché per principio “non si licenzia“.
Vediamo i risultati nel dettaglio:
Il costo medio di gestione di una parrocchia in Italia è di 77mila euro, ma le differenze tra Nord e Sud appunto sono notevoli, dal momento che al Nord si spendono circa 108mila euro, al Centro Sud appena 43mila. La media record spetta alla parrocchia tipo di un capoluogo del Nord: 110mila euro l’anno per la manutenzione straordinaria, quella ordinaria, le bollette, le spese per i locali a uso pastorale, quelle per il culto e le assicurazioni.
Il vero tasto dolente riguarda la manutenzione straordinaria, che assorbe il 66% delle risorse e la crisi, in questo senso, non ha certo aiutato. A patirla di più sono i parroci del Centro Sud, con oltre 55 anni e non abituati all’utilizzo di Internet. Benché in termini assoluti i costi al Nord spesso siano maggiori, sono i giovani parroci dei centri minori del Nord e abituati all’uso della Rete quelli sopportano meglio questa situazione critica. A fare la differenza sembra dunque anche la capacità di utilizzare Internet per la scelta dei fornitori e dei prodotti.
Qualunque siano le necessità e le esigenze, comunque, il 98% dei responsabili acquisti delle comunità parrocchiali considera molto (51%) o abbastanza importante (47) poter fare risparmi sulle spese. Per questi motivi l’81% ritiene molto (19) o abbastanza (62) importante avere uno strumento che dia un’informazione qualificata sui fornitori, i buoni prodotti, i servizi più affidabili.
La crisi, dunque, si fa sentire anche negli ambienti religiosi ed è denunciata dai parroci, i quali cercano strumenti che li aiutino a risparmiare o, almeno, a contenere le spese, non solo per quanto riguarda la manutenzione straordinaria ma anche per la gestione quotidiana delle bollette e delle spese di prima necessità.
La situazione si è rivelata pesante anche per gli Enti religiosi, soprattutto per quelli che si occupano di salute. La difficoltà è tanta, considerando il fatto che molti dei servizi erogati sono diventati gratuiti e, contemporaneamente, le offerte sono drasticamente diminuite. Per questi motivi, a gravare sui bilanci è soprattutto la gestione del personale, che va ad influire sul 70% del fatturato per le case di riposo, sull’80 nei centri di riabilitazione e sul 90 nella scuola.
Per uscire da questa situazione di estremo disagio, sia le parrocchie sia gli Enti religiosi hanno trovato interessante il portale di SEVICOL nel quale viene illustrato il Circuito SEVICOL, che potrebbe diventare il punto d’incontro tra mondo cattolico ed aziende. Per gli operatori del mondo cattolico, è prevista una Sevicard, attraverso la qualeè possibile acquistare beni e servizi da aziende certificate, che possono soddisfare i loro bisogni.
Le aziende vengono selezionate tenendo conto di alcune caratteristiche: rispondenza ai principi della Corporate social responsibility, rispondenza al d.lgs. n°231, sensibilità alle tematiche ambientali, presentazione del bilancio sociale, segnalazioni positive dal Circuito, presenza e interazione sul Portale. Inoltre, le aziende ammesse, dopo aver firmato il regolamento vengono sottoposte al controllo di un comitato etico e al giudizio dei clienti che, direttamente dal portale, possono scaricare un form privato per esprimere una valutazione sul fornitore.
Il regolamento prevede in particolare l’accettazione di due vie di devoluzione al Progetto di Solidarietà SEVICOL.
Una è di interesse del cliente. In tal modo, gli Enti religiosi non solo trovano nel Circuito SEVICOL un “Albo Fornitori” qualificato e referenziato, ma ottimizzano le spese perché una parte del ricavato va a finanziare le loro missioni benefiche.
La seconda via è mirata al sostegno di iniziative sociali comuni al Circuito, che fanno capo alla Fondazione Giordano Treveri Gennari, nata proprio con la missione di creare un sistema di solidarietà.
Al momento della transazione, l’ente religioso paga il totale dell’importo meno la percentuale “Risparmio Solidale” del Progetto Solidarietà SEVICOL. L’azienda, effettuata la vendita di un bene/servizio all’ente religioso identificato con la Sevicard, percepirà la somma totale meno la quota percentuale del “Risparmio Solidale” del Progetto Solidarietà SEVICOL. L’azienda invierà alla Fondazione Giordano Treveri Gennari la restante percentuale della “Quota Solidarietà”, concordata al momento della sottoscrizione al Progetto Solidarietà SEVICOL, ricevendo dalla Fondazione adeguata documentazione in ricevuta.
Vera Moretti