Gli italiani sono compatti per quanto riguarda la propria situazione finanziaria e le linee di condotta da seguire al riguardo.
Da un’indagine effettuata da Astra Ricerche e presentata nella sede di Confocommercio di Milano all’interno del convegno: Moda: la distribuzione multimarca tra vecchie crisi e nuove opportunità, emerge che il 66% degli intervistati percepisce negativamente la propria situazione personale e questa percentuale è composta soprattutto da salariati, 74%, studenti e non occupati, 70%.
Chi, invece, sembra più propenso a spendere ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni e vive, nel 47% dei casi, nel Nord Italia.
Il pessimismo nei confronti del futuro appartiene al 59,6% degli intervistati, con una prevalenza di persone tra i 45 e i 54 anni, mentre più positivi i giovani tra i 18 e i 34 anni, appartenenti ad un ceto medio-alto.
Sulle previsioni a breve circa la quantità dei prodotti acquistati, il 51,1% degli intervistati manterrà gli acquisti stabili, il 33% li diminuirà, il 15,9% li accrescerà. Fra chi ha intenzione di ridurre le proprie spese, la maggior parte ha un’età superiore ai 45 anni.
Se, invece, si tratta di fare una stima della spesa che si può affrontare, il 51,6% degli intervistati risponde di pensare d’acquistare a prezzi più bassi, il 48,4% a prezzi invariati o poco più alti. Ma le rinunce, quando ci sono, non devono essere a discapito della qualità, per ben il 62,5% degli intervistati, anche se, nella maggior parte dei casi, riguardano l‘abbigliamento (44,4%) e calzature, borse e accessori (38,5%).
I capi firmati, poi, dividono gli interpellati, poiché il 28% si reputa fan delle firme e un altro 28% ne è addirittura nemico, il 27% affezionato a pochi marchi e il 17% appassionato ma con moderazione.
Renato Borghi, presidente di Ferdermodaitalia e Federmodaitaliamilano, chiamato a fare una disamina dei dati raccolti, ha commentato: “Il quadro generale che complessivamente emerge dall’indagine è purtroppo negativo. Dalla ricerca emergono diverse considerazioni su quali azioni intraprendere, da parte delle nostre imprese distributive, per tentare un rilancio: apportare innovazione, fare formazione, rafforzare ancor più il rapporto umano e di servizio con i propri clienti, scegliere produttori di capi di qualità da etichettare con il proprio marchio d’azienda. Soprattutto importante, se non addirittura decisivo, è saper fare rete“.
Inoltre, occorre che il panorama generale appaia più favorevole al consumo, ad esempio senza ulteriori incrementi dell’Iva e delle spese obbligate, raddoppiate dal 1970 al 2010. E se i consumi “liberi” delle famiglie si riducono in maniera così drastica, certo non ci si sente invogliati a spendere.
Vera Moretti