Il futuro è “verde”, soprattutto per i professionisti ad impatto zero.
Si prevede, infatti, che nei prossimi dieci anni saranno circa 250mila i nuovi posti di lavoro creati dalla green economy, che comprenderebbero avvocati, certificatori energetici, architetti o esperti di eventi, tutti ovviamente, e rigorosamente “bio”.
Le previsioni, ottimistiche non c’è che dire, arrivano da Iefe, Centre of Research of Energy and Environmental Economics and Policy, presso l’Università Bocconi di Milano.
La maggior parte, circa 100mila, di queste posizioni sarà occupata da chi lavorerà nelle bio-energie, 80mila invece nell’eolico e 50mila nel solare. A queste, si aggiungono le professioni legate all’agricoltura biologica, ma anche esperti nel trattamento dei rifiuti o i carbon manager, che aiutano a ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas ad effetto serra.
Si tratta di mestieri che “avranno effetti molto positivi in termini occupazionali“, spiega Emilio Luongo, responsabile della divisione green economy di Gi Group, e che stanno per vivere un periodo molto positivo anche in conseguenza della bocciatura del nucleare all’ultimo referendum.
Dopo la battuta d’arresto del 2010 per il blocco degli incentivi alle energie rinnovabili del decreto Romani, la bioeconomy è ripartita e sembra decisa a smuovere le acque ormai stagnanti dell’occupazione. Le maggiori opportunità arrivano dalle energie rinnovabili, dalla gestione dei rifiuti, che rappresenta un problema di forte attualità e dalle bonifiche.
In pratica, saranno ricercati installatori di impianti fotovoltaici e solari termici, energy e mobility manager, chiamati per ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti. Ma servono anche profili più tecnici capaci di progettare e gestire gli impianti.
Rimangono costanti le richieste di figure dell’area normativa, esperti di leggi e regolamenti sull’energia da fonti rinnovabili e i certificatori energetici. A questo proposito, Luongo afferma: “L’ambito della green economy, con molteplici settori di attività quali biomasse, bioagricoltura e rinnovabili, in Italia è ancora giovane e influenzato dalla normativa e, in particolare, dagli incentivi che sono spesso il propulsore principale per l’espansione delle assunzioni, ma determinano una domanda oscillante. Per garantire uno sviluppo organico sarebbe necessario che la green economy diventasse una scelta politica e strategica condivisa, come avviene già in altre nazioni europee, per consentire di integrare il sistema economico, sociale, formativo, energetico e politico in un’ottica di pieno sviluppo“.
Tra le professioni più richieste, ce ne sono alcune innovative e “giovani”, come quelle di designer di parchi eolici e fotovoltaici, nonché dell’installatore di turbine eoliche o del tecnico degli impianti di biomasse, tutte legate, quindi, alla produzione di energia rinnovabile.
Tra i profili richiesti, però, spuntano occupazioni apparentemente lontane dai green jobs.
Tra queste, l’informatica, apparentemente lontana da tutto ciò che è bio, che, invece, potrebbe rivelarsi utile per l’applicazione di software per comandare le reti intelligenti che ridistribuiscono il surplus di elettricità in tempo reale (smart grid) e per dare un prezzo ai kilowatt sul mercato elettrico, in base alle oscillazioni della domanda.
Importante bacino di posti di lavoro è anche il riciclo, con la necessità, a fronte della crescita della pianificazione urbana, di esperti del settore agroalimentare, dal momento che la produzione biologica è in forte aumento.
A questo proposito, Paolo Carnemolla, presidente degli agricoltori biologici e biodinamici (Federbio), ha dichiarato a Business People:”La produzione biologica sta creando imprenditoria giovanile e richiede figure interdisciplinari capaci di gestire lo sviluppo sinergico tra agricoltura, industria alimentare, turismo sostenibile e tutela del paesaggio“.
Si tratta di professionisti con buona conoscenza dei processi e dei prodotti ma che siano anche competenti in materia di legislazione, marketing, comunicazione e progettazione integrata.
Per chi è attirato da questo tipo di professione deve essere disposto alla flessibilità, che significa accettare gli spostamenti in aree geografiche e anche condizioni economiche che inizialmente non sono favorevoli.
I candidati, inoltre, devono avere requisiti specifici di natura tecnica e formativa, perché: “Le aziende cercano profili molto tecnici, anche quando si tratta di quadri e dirigenti”, spiega Ralph Fleischer, direttore della filiale italiana di Experteer, il sito dedicato alla carriera dei top manager, “e offrono una retribuzione che si aggira sui 45 mila euro per i profili junior fino a oltre i 100 mila per quelli senior“.
Un’ultima figura professionale specifica è quella del green event manager, nata nel settore della comunicazione e sempre più richiesta dalle aziende organizzatrici di aventi. Si tratta di occuparsi della sostenibilità dell’ambiente, a partire da quello lavorativo, dove occorrerebbe applicare il car-pooling per limitare l’utilizzo di automobili, oppure prediligere segnaletica interna agli uffici in digitale piuttosto che in plastica o carta.
Per una vita, anche quotidiana, sempre più green.
Vera Moretti