Le imprese trentine, a quanto pare, hanno un grosso difetto: sono troppo piccole. Non si tratta di uno scherzo, ma di un problema che le penalizza in quanto a multinazionalizzazione ma anche in quanto a partecipazione di imprese estere nel locale.
Ciò è emerso dal Rapporto sull’internazionalizzazione delle imprese trentine, curato da Sergio Mariotti del Politecnico di Milano e da Marco Mutinelli dell’Università di Brescia e che completa due altri studi già pubblicati nei Quaderni della Programmazione della Provincia autonoma di Trento.
A fine 2008, secondo lo studio, la multinazionalizzazione attiva, vale a dire il numero delle imprese trentine partecipate all’estero, consta di 71 unità. In termini relativi, l’incidenza dei dipendenti di queste imprese rispetto ai dipendenti delle imprese trentine non controllate da investitori esteri è pari al 14,1%, a fronte di una media nazionale del 18,1%. E viene spiegato con le dimensioni delle aziende stesse.
Anche la presenza di partecipazioni di imprese estere nell’attività produttiva locale presenta negli ultimi anni una situazione abbastanza stagnante. A fine 2008 il numero delle imprese a partecipazione estera era pari a 52 unità, come rilevato a fine 2001.
Per quanto riguarda le esportazioni, che avevano fatto registrare una forte impennata negli anni Novanta, dal 2006 hanno cominciato a calare, dapprima solo nell’ambito del settore tessile, ma poi la crisi si è estesa a cuoio e calzature, fino ad arrivare ad alimenti e bevande.
In particolare, le mete in calo sono quelle del Nordamerica, mentre sembra “tenere” bene la Germania. Meglio vanno le esportazioni verso i Paesi Europei non Ue e i Bric (Brasile, Russia. India e Cina).
Vera Moretti