Il taglio di rating del debito italiano influisce sul tasso Euribor e sui mutui dei privati.
A sostenere ciò è Stefano Rossini, AD di MutuiSupermarket.it, che sottolinea come un downgrade fosse atteso solo per ottobre-novembre, e come quindi la decisione di S&P sia arrivata come un fulmine a ciel sereno sulle prospettive di crescita per il nostro Paese, rischiando di riflettersi, nei prossimi mesi, sulla disponibilità e sul costo dei finanziamenti per privati e famiglie.
“Il cammino al rialzo degli spread applicati da parte delle banche“, afferma Rossini, “è un cammino iniziato già da qualche mese a questa parte, e si riflettono sulle offerte mutuo. Da giugno a settembre gli spread tra le migliori offerte sono aumentati mediamente di 10 centesimi per il tasso variabile e di 35-40 centesimi per il tasso fisso (simulazioni effettuate su un mutuo acquisto casa per 140.000 euro e durata 20 anni)“.
A giugno i migliori mutui ventennali a tasso fisso erano all’1,25%, mentre quelli di settembre si attestano all’1,65%. Riguardo i mutui ventennali a tasso variabile, la differenza è tra l’1,20 e l’1,30%. Per i trentennali a tasso fisso, invece, i tassi a giugno erano dell’1,35% mentre a settembre hanno raggiunto l’1,70%; quelli a tasso variabile, invece, da giugno a settembre sono passati dall’1,35% all’1,45%.
“L’effetto sui tassi finiti è somma dello spread e degli indici di riferimento Euribor per i tassi variabili e IRS per i tassi fissi, non è risultato particolarmente evidente per i nuovi mutuatari solo per il semplice fatto che nell’ultimo mese l’Euribor è diminuito di circa 10 centesimi e l’IRS (a 20 anni) è diminuito di circa 40 centesimi (oltre l’1% invece da aprile 2011)” conclude Rossini.
Sino a che gli indici di riferimento continueranno ad andare in “retromarcia”, l’aumento dello spread sarà assorbito e l’impatto finale per il consumatore sarà limitato, mentre con un aumento degli spread da parte delle banche l’impatto sul tasso finale potrebbe essere sicuramente più evidente.
Marco Poggi