Unioncamere in una recente analisi ha evidenziato interessanti aspetti del “capitalismo municipale”, una costellazione di oltre 5mila società di capitali partecipate e controllate dagli enti locali. Non si tratta solo di settori tipici come energia, trasporti, rifiuti ma anche nelle infrastrutture, nel commercio, nelle attività ricreative, culturali e sportive e addirittura nell’industria e nelle TLC.
Alla fine del 2009 – ultimo dato disponibile – questo universo contava 5.512 realtà con una diminuzione rispetto al 2008 di sole 37 unità, pari allo 0,7% del totale. Sempre al 31 dicembre del 2009, a controllare questa rete capillare risultavano coinvolti 8.081 enti locali, 13 in più rispetto all’anno precedente.
Le partecipazioni pubbliche restano un fenomeno soprattutto municipale (7.677 i Comuni azionisti su 8.081 enti locali censiti nei Registri delle imprese delle Camere di commercio alla fine del 2009). Mediamente ogni Comune è presente in 8 società, mentre gli enti locali con partecipazioni in più di 5 società sono 3.632, il 44,9% del totale. In particolare, delle 5.512 società individuate dallo studio il 59,7% risulta esclusivamente in mano ai Comuni, mentre solo il 5,5% vede tra i propri azionisti esclusivamente le Regioni.
Servizi, public utilities e e infrastrutture le realtà più vive. Dando uno sguardo alla geografia di questa realtà scopriamo che il 78,5% delle partecipate ha sede nel Centro-Nord, Lombardia in testa (nella regione si trovano il 17,2% di tutte le società censite e il 19% delle controllate), seguita da Toscana (9,6%), Veneto (8,9%), Emilia-Romagna (8,6%) e Piemonte (8,2%). Per quanto riguarda invece il Mezzogiorno, dove ha sede il 21,5% delle società partecipate (e il 21,1 di quelle controllate), la maggiore presenza di imprese a controllo pubblico locale è in Campania (5,6% sul totale nazionale e il 23,7% dell’intero Mezzogiorno); segue la Sicilia (3,5% del totale nazionale e il 16,5 di quello del solo meridione).