Il decreto sulla Manovra all’esame in queste ore del Consiglio dei ministri è duramente criticato dal Consiglio Nazionale Forense: le misure in materia di giustizia disorientano le modifiche al processo civile e tutti gli interventi insieme sembrano dettati dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma non condiviso con le categorie interessate.
Tra le critiche il fatto che siano previste ulteriori modifiche al codice di procedura civile, che creano disorientamento nella interpretazione e nella applicazione della legge la quale dovrebbe per contro assicurare ai cittadini un sicuro e garantito accesso alla giustizia; si sono tradotte in norme le best practices avviate in alcuni tribunali tenendo conto delle situazioni locali, senza peraltro precisarne i contenuti; si è introdotto un embrione di “ufficio del giudice” con l’ inclusione di giovani laureati.
Si è introdotto un nuovo rito per il risarcimento del danno in applicazione della c.d. legge Pinto; si sono introdotte nuove pene pecuniarie; si è aumentato il contributo unificato; tutte misure che sembrano dettate dalla frettolosa conclusione di un iter di riforma che avrebbe richiesto una meditata e approfondita discussione con tutte le categorie coinvolte nell’amministrazione della giustizia, senza peraltro la proposta organica di soluzione dei più gravi problemi inerenti l’attivazione del processo telematico in ogni sede, il completamento dell’organico (stanti anche gli imminenti pensionamenti di molti magistrati), l’indizione di concorsi per il completamento e il rafforzamento del personale amministrativo.
“Il Cnf contesta la definizione di attività professionale in termini di attività d’impresa, come hanno riportato in questi giorni alcune bozze del provvedimento, dal momento che l’attività di lavoro indipendente per il suo contenuto non è equiparabile (come risulta dalla stessa Carta europea dei diritti fondamentali) a quella della produzione di beni e alla erogazione di servizi industriali o commerciali“.