Il Consiglio nazionale forense esprime la più recisa opposizione alle ipotesi circolate ieri durante l’esame della Manovra finanziaria da parte del Consiglio dei ministri, dirette ad una supposta liberalizzazione della professione forense con la eliminazione dell’esame di stato.
Eliminare l’esame di Stato sarebbe contrasto con la Costituzione, consentirebbe l’accesso all’esercizio della professione a tutti, senza una selezione accurata e quindi consentendo l’esercizio della difesa, che risponde non solo all’interesse dell’assistito, ma anche all’interesse di tutti i cittadini, a laureati in legge di cui non si sono accertati i requisiti di formazione, professionalità e affidabilità. L’altra proposta di vedere l’avvocato come una “impresa” creerebbe una commistione di interessi che snatura il significato stesso di attività professionale.
Queste proposte per il Cnf “Ci pongono in conflitto con tutti i modelli europei (persino i solicitors inglesi sono assoggettati ad un rigoroso e difficile esame d’ingresso) e che approderebbe a risultati disastrosi. Neppure dal punto di vista economico si otterrebbero i vantaggi sperati. Tutto ciò ha un senso? Introdurre storture e non averne benefici?”
Il Cnf rigetta queste modifiche pur premendo per una riforma seria.