Il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi in merito ai dati dell’occupazione nelle piccole e medie imprese ha commentato: ” Peccato che la grande maggioranza degli osservatori ritenga che la presenza così diffusa di tante piccole e micro-imprese costituisca un elemento di arretratezza. Invece, rappresentano la modernità, perché sono il risultato del profondo cambiamento sociale, economico e tecnologico che l’Italia ha subito negli ultimi 30 anni“. Le Pmi infatti rappresentano il 99% delle attività produttive in Italia oltre che dar lavoro al 61% degli occupati in Italia. In totale sono 21.726.547 i lavoratori italiani tra autonomi e dipendenti, sia pubblici che privati, di cui più di 13 milioni impiegati in Pmi con meno di 50 addetti.
Stando ai dati elaborati dalla stessa Cgia di Mestre le micro imprese (meno di 20 dipendenti) in particolare presentano un tasso di occupazione pari al 50,7% del totale per un totale di 11.011.563 unità; nelle medie e grandi imprese (più di 250 addetti) si concentra il 26,7% degli occupati, pari a 5.795.642 unità. Anche d’innanzi alla crisi le piccole imprese sono quelle che han tenuto duro, dichiarando di voler assumere (il 62,7% ovvero 502.970 unità riguardavano imprese con meno di 50 dipendenti e il 40,5% del totale ovvero 324.900 unità micro imprese con meno 20 addetti, il tutto su un totale di previsioni di assunzione pari a 802.000).
“Un Paese competitivo ha bisogno anche delle grandi imprese. Purtroppo, se negli ultimi decenni il loro numero è costantemente sceso, la responsabilità non va certo imputata alla grande diffusione del capitalismo molecolare, ma all’incapacità dei nostri grandi gruppi di reggere l’urto della concorrenza internazionale” – ha proseguito Bortolussi.
Mirko Zago