L’apprendistato si rifà il make up per rilanciarsi. Dopo la sigla delle linee guida, avvenuta il 17 ottobre 2010, lo schema di Testo Unico, approvato lo scorso 5 maggio dal Consiglio dei ministri, cerca un riordino della materia per rilanciare questo istituto. L’ultima modifica risale al 2003 con la Legge Biagi, che non ha avuto però il successo sperato, lasciando l’apprendistato in penombra e scarsamente usato.
L’impianto attuale rimarrà: apprendistato per la qualifica professionale, apprendistato professionalizzante, apprendistato di alta formazione e ricerca ma verranno eliminate alcune limitazioni e ostacoli. Si vuole dare maggiore libertà per quanto riguarda la gestione della formazione, che si vuole semplificare, con piani formativi dati alla luce anche a livello aziendale (coadiuvati dai sindacati).
In secondo luogo l’apprendistato potrà anche essere utilizzato per il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche e per esperienze professionali. Verranno anche introdotte sanzioni per inadempienze formali oltre che per la mancata formazione (già previsto). Se invece, in sede di attività di vigilanza, vengono riscontrate irregolarità sulla formazione, durante il percorso di apprendistato, gli organi ispettivi del ministero del Lavoro potranno diffidare il datore di lavoro ad adempiere.
Mirko Zago