Ci sono dei lavori considerati “poveri” che costano molta fatica, come pastore, bracciante, contadino, muratore che sembrano non essere più interessanti per gli italiani e il loro posto viene soppiantato dagli immigrati. E’ quanto si apprende da una ricerca condotta da Caritas e presentata nei giorni scorsi a Milano. Oltre a quanto già citato le stime vedono in crescita mungitori, raccoglitori, guardiani di greggi e di animali, guardiaboschi, operai di ogni sorta, macellatori, camerieri, lavapiatti, aiuti cuoco, panettieri, pizzaioli, pulitori, commessi, infermieri, portantini, badanti full time soprattutto per anziani e non autosufficienti, domestici, colf.
A svolgere questi lavori è un popolo di circa 4 milioni e mezzo di stranieri con regolare permesso di soggiorno oltre un altro mezzo milione di non regolari. Il valore complessivo si attesta all’11,1% del Pil italiano (secondo quanto stimato da Unioncamere nel 2008). Le retribuzioni degli stranieri sono inferiori alla media del totale delle retribuzioni contando cittadini nazionali e extracomunitari del 23%, che per le donne sale al 28% (secondo Caritas). Se un italiano mediamente guadagna 1258 € al mese netti, gli stranieri percepiscono 971 euro.
Oltre alla paga minore va sottolineato che spesso i lavoratori non sono qualificati (36%) oppure vengono sottoinquadrati (41,7%) anche quando gli immigrati regolari risiedono in Italia ormai da molto tempo. Le imprese assumono sempre più stranieri per impiegarli in orari disagiati come di notte o nei giorni festivi (4 su 10).
Dando uno sguardo alle nazionalità e gli impieghi troviamo pizzaioli egiziani a Milano, raccoglitori di mele del Senegal nella Val di Non, nigeriani come concia pelli in Veneto, un elevatissimo numero di Indiani a Reggio Emilia tra i facchini e mungitori e allevatori di bufale in Campania e ancora pescatori tunisini di Mazara del Vallo, i camionisti albanesi e romeni, le colf filippine, le badanti ucraine o moldave. Tra loro ci sono anche imprenditori come i cinesi per il settore tessile o marocchini e serbi nel settore delle pelli.
Mirko Zago