Stando ad un’elaborazione dell’Istat basata su dati del 2005 l’economia sommersa si attesterebbe tra il 16,1 e il 17,8 per cento. Le punte più negative sarebbero del 56,8 interessando il settore alberghi e ristorazione. L’elaborazione è stata resa nota al gruppo di lavoro ‘Economia non osservata e flussi finanziari‘ guidato dal presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini, nell’ambito dei lavori della Commissione per la riforma fiscale.
Il sommerso dell’industria sarebbe pari all’11,7%, l’agricoltura, silvicoltura e pesca pari al 31,1% e i servizi pari al 21,7%. Sarebbero in particolare le costruzioni a rappresentare la percentuale più elevata dell’industria con il 28,4% a cui seguono tessile, abbigliamento, pelli e calzature” con il 13,7%, “altri prodotti industriali” con l’11%, “alimentari, bevande e tabacco” con il 10,7%. All’estremo opposto troviamo “elettricità, gas e acqua” con un sommerso dell’1,8%. Molto elevata la percentuale di sommerso invece di “istruzione, sanità e altri servizi sociali” con il 36,8%, “trasporti e comunicazioni” con il 33,9%, “commercio” con il 32,1% e “servizi alle imprese” con il 21,5%. Meglio per le “assicurazioni” con il 6,4% mentre nella “pubblica amministrazione” il sommerso sarebbe assente.
Mirko Zago