Dal primo maggio le imprese dovranno adeguarsi alle nuove regole di comunicazione telematica delle fatture qualora l’importo sia pari o superiore ai 3mila euro (3.600 per i privati). A stabilirlo è l’articolo 21 del decreto legge 78/2010 provvedimento del 22 dicembre 2010 che impone di identificare il cliente, oltre una certa soglia di acquisto, richiedendo dati tra cui il codice fiscale. La misura è giustificata dalla necessità di migliorare i controlli anti frode, rendendo così più tracciabili le trattative d’acquisto e impedire evasioni.
I commercianti sembrano però non aver accolto di buon occhio la novità, per loro infatti si prospettano costi aggiuntivi necessari per aggiornare i sistemi di gestione informatica. Questi ultimi dovranno essere abilitati alla memorizzazione dei nuovi dati richiesti e come se non bastasse ci si esporrebbe ad altri maggiori rischi tra cui figura la mancanza di privacy negli acquisti e un conseguente allontantamento dal mercato italiano. A temere la diaspora di acquirenti sono soprattutto quanti operano nel settore del lusso. Giuseppe Aquilino, presidente nazionale della Federdettaglianti Orafi ha espresso le sue perplessità: “Chi fa acquisti importanti spesso desidera la massima riservatezza, un desiderio che non ha motivazioni di carattere fiscale. Se non la trova da noi, questa riservatezza, andrà a cercarla altrove. Basta analizzare le dinamiche commerciali del nostro settore per scoprire che la clientela, per acquisti di elevato valore, è disponibile a una grande mobilità. E’ dunque probabile, per esempio, che a fronte delle nuove regole molti clienti si orientino verso commercianti ‘disinvolti’ o verso Paesi che prevedono condizioni più semplificate delle nostre“.
Si teme in sostanza che per favorire il rispetto delle norme italiane in tema fiscale si finisca per penalizzare le stesse imprese nostrane regolari, incentivando il consumatore finale a rifornirsi da mercati esteri magari andando incontro anche ad illeciti. Un ulteriore rischio è la ridondanza delle informazioni richieste al cliente, qualora questo paghi con assegno o carta di credito. Queste forme di pagamento infatti già prevedono un trasferimento di dati di identificazione e chiederli due volte non avrebbe giustificanti. Nel frattempo Federdettaglianti, per permettere una maggior riflessione sulle conseguenze che la nuova normativa apporterebbe, auspica un rinvio dell’entrata in vigore almeno per la parte relativa al business to consumer.
Mirko Zago