Ultimamente sentiamo spesso parlare di Basilea 3. Ebbene, che non si tratti di un cittadella residenziale lo abbiamo capito, ma che cos’è davvero Basilea 3? Si chiama così il nuovo accordo, approvato dal comitato dei governatori delle banche centrali, che impone requisiti patrimoniali più severi per l’operatività delle banche in modo che queste siano corazzate per resistere anche alle crisi più gravi, come quella recente dei mutui subprime, capace di mettere in ginocchio il sistema finanziario internazionale.
Qual è il rischio che corrono le banche? Che nei momenti critici chi ha ricevuto soldi in prestito non sia in grado di restituirli e la banca a sua volta non riesce a fare altrettanto con quanti le hanno affidato il proprio denaro. Una situazione del genere porterebbe al fallimento facendo perdere ai risparmiatori i soldi investiti. Oppure dovrebbe scendere in campo lo stato, iniettando denaro negli istituti di credito, nella speranza di riuscire a chiudere la falla. Ecco, Basilea 3 vuole essere un tentativo di evitare simili situazioni pericolose.
In realtà, esiste già l’obbligo per le banche di mantenere una quota di capitale come riserva. Evidentemente però questa riserva è risultata essere tesoretto troppo esiguo, visto che alla prova dell’ultima crisi, per più di un istituto si è rivelato insufficiente. Da qui l’esigenza dell’accordo, voluto dalle banche centrali, che imponga requisiti patrimoniali più severi per le banche, a cominciare da un rafforzamento della quota di capitale usata come riserva.
Il pacchetto dei nuovi provvedimenti approvati con l’accordo Basilea 3 fissa diverse regole che gli istituti bancari dovranno rispettare. la regola più importante è certamente quella del 7%. Vale a dire la nuova soglia sotto la quale è vietato andare. Le banche il cui capitale dovesse scendere nella zona cosiddetta di sicurezza andrebbero infatti incontro a restrizioni sui pagamenti dei dividendi e dei bonus discrezionali.
Tutto quanto Basilea 3 sarà in grado di fare per l’integrità delle banche, è certamente cosa buona e giusta. Ma quale potrebbe essere il pericolo nascosto dietro questo accordo? il rischio potrebbe essere che una tale rigidità del sistema bancario vada a limitare i flussi creditizi destinati all’economia reale, ostacolando quindi flussi di finanziamento dal sistema bancario a famiglie ma soprattutto alle imprese (specialmente le piccole).
Per scongiurare ciò, Rete Impresa Italia, auspica che banche, associazioni di impresa e consorzi fidi costruiscano un più stretto rapporto di collaborazione che consenta ai piccoli imprenditori di trovare in banca gli stessi criteri, semplici e rigorosi, applicati dai consorzi fidi che, grazie all’approfondita conoscenza della realtà produttiva, valutano la reale affidabilità degli imprenditori. Cosa che ha consentito loro di ottenere ottimi risultati sul piano della solvibilità delle imprese. Soprattutto adesso che serve sostenere la ripresa e gli imprenditori chiedono finanziamenti per investire e produrre, le imprese dovrebbero ritrovare negli istituti di credito la necessaria fiducia e non degli ostacoli per l’accesso al credito.
Allora, aspettando l’attuazione dei nuovi provvedimenti derivanti da Basilea 3 che verranno gradualmente introdotti dal 2013, speriamo che la crisi economica venga superata quanto prima, che le banche tornino ad essere solide, e speriamo che vi sia una reale collaborazione tra gli attori del credito al fine di favorire la liquidità necessaria alle imprese. Specialmente le piccole, il vero cuore produttivo del Paese.