Infoiva, il Quotidiano online delle Partite Iva, in collaborazione con il Dott. Giulio Ardenghi, uno dei pochi e qualificati Business Coach italiani, ha provato a indagare e raccontare il fenomeno del Business Coaching, che da qualche tempo si sta diffondendo con successo anche nel nostro Paese.
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L’I.C.F., ovvero l’International Coaching Federation, la più vasta organizzazione mondiale che raccoglie chi pratica professionalmente il coaching, lo definisce così: il coaching è una forma di partnership con i clienti coinvolti in un processo maieutico e creativo che serve ai clienti per massimizzare il loro potenziale personale e professionale.
Trovo questa definizione così astratta e generica che se la proponessi ai miei clienti probabilmente non fatturerei un euro. Inoltre la si può riferire alla psicologia applicata, al counselling, alle tecniche (migliaia) di sviluppo personale e a qualsiasi “disciplina” collegata allo sviluppo di competenze, come la formazione e il training.
Il business coach professionista agisce in azienda come un enzima: è “un acceleratore di processi di trasformazione (e potrei fermarmi qui) veloci, duraturi, legati a obiettivi misurabili“.
Il business coach affianca imprenditori, manager e professionisti che vogliono raggiungere standard di eccellenza nella loro attività professionale, aggiornando le esperienze acquisite, mettendo in risalto le qualità e le risorse innate, costruendo insieme nuove competenze per comprendere e gestire la complessità del fare business oggi e apportare miglioramenti (cambiamenti) significativi nella propria sfera d’azione.
Il business coaching efficace è presente quando si tratta di cambiare o migliorare una situazione professionale presente per spingersi al raggiungimento di quella desiderata. Più semplicemente: sviluppa risorse personali per raggiungere obiettivi nella professione, con soddisfazione.
Il business coaching è una risposta concreta per chi vuole lanciare una start up evitando i soliti errori. Sappiamo quanto sia alto il tasso di mortalità delle start up dopo i primi 2-3 anni.
E’ utile all’azienda artigiana high tech che vuole diventare una PMI (piccola, media impresa), ma non desidera portarsi in casa a costo fisso tutte le competenze di marketing, commerciali, di organizzazione, di gestione. Per questo può adottare un business coach efficace che, affiancando la proprietà, svilupperà con essa la strada migliore per crescere, per introiettare e applicare specifiche e nuove competenze e per affermare un principio sano quale: non esiste dinamismo commerciale senza un attento controllo dei costi. Il business coach può essere la leva utilizzata da un’imprenditrice per fare uno spin-off o per seguire la due diligence (analisi di dettaglio) di un’azienda da acquisire.
Il business coaching si rende utile alle aziende che devono affrontare la transizione generazionale. Il coach affianca il nuovo capo azienda, assicurando che eviti tranelli e che imposti un modello di business efficace, rapido, proficuo, che gestisca la propria reputazione e autorevolezza in linea con i principi dell’azienda., pur preparandola ad adeguarsi alle nuove esigenze dei mercati globalizzati. Oppure quando si decide di affrontare mercati nuovi. In alcuni casi è utile anche per gestire, insieme all’imprenditore, situazioni sociali difficili quali il ridimensionamento del perimetro operativo e della forza lavoro.