Cos’è uno studio professionale? Questa è senz’altro la domanda che dobbiamo porci ancora prima di discutere sulla necessità, per gli studi professionali, di organizzarsi per competere.
In Italia gli studi professionali, identificati nel mondo come professional services firms, si presentano come un panorama variegato, i cui protagonisti spesso faticano a trovare analogie fra loro. Si va dallo studio legale a quello del commercialista, da quello di architettura a quello medico. Si passa da uno studio “one-man-band”, cioè lo studio dove la figura del titolare è quella senza la quale “nulla si crea e nulla si distrugge”, allo studio associato e/o internazionale di grandi dimensioni, come alcuni studi legali presenti anche nel nostro Paese, con organizzazioni gerarchiche ben definite. E gli esempi potrebbero continuare. Vedremo poi nei nostri prossimi appuntamenti le diverse organizzazioni che caratterizzano gli studi professionali. In quest’articolo concentriamoci però sulla nostra domanda iniziale. Cerchiamo anche di riflettere insieme su che cosa accomuna il background culturale di queste realtà a prima vista così diverse: possiamo identificare un filo conduttore che leghi le attività professionali? A ben vedere, tre sono gli elementi a cui possiamo ricondurre le nostre riflessioni. Innanzitutto, gli studi professionali si caratterizzano per la “CONOSCENZA” o il “SAPERE” di coloro che vi appartengono. La conoscenza del professionista viene trasformata in prodotto (non tangibile) e offerta come servizio al cliente finale. Il sapere del singolo o di un’associazione di singoli viene cioè generata, trasformata e combinata in modo da poter assumere caratteristiche utili al cliente. Gli studi professionali , di qualunque tipologia essi siano, hanno quindi come “asset” principale il loro capitale intellettuale. Da questa prima considerazione possiamo dedurre quindi che una caratteristica comune a tutti gli studi professionali è la FORTE RELAZIONE CON IL CLIENTE STESSO. Il professionista adatta il suo sapere alle diverse richieste che arrivano dal cliente, creando un circolo virtuoso in cui la domanda di un servizio è stimolo per il professionista ad ampliare il suo sapere.
Da ultimo, ma non in ordine d’importanza, ciascun professionista, indipendentemente dalla forma organizzativa dello studio o della tipologia di sapere che possiede, è perennemente affannato nella ricerca della MASSIMIZZAZIONE DELL’EFFICACIA del suo lavoro (in termini di relazione tempo/ricavi/vita privata), inseguendo la chimera della perfezione del servizio in un tempo accettabile per lui stesso e per il cliente.