In Italia, a differenza del resto dell’Europa, è difficile fornire una classificazione dettagliata, in quanto non si hanno ricerche complete e serie sul fenomeno. È comunque facile ipotizzare che il temporary manager sia utilizzato da aziende maggiormente a capitale privato e di piccole e medie dimensioni (anche per il genoma del tessuto economico italiano), in quanto sono quelle maggiormente a minor competenza interna e a maggior sensibilità agli equilibri economici e finanziari dei propri conti. Molte PMI, infatti, non sarebbero in grado di vagliare nuove opportunità e di sviluppare nuovi business perché privi delle giuste competenze professionali.
L’impiego ad interim dei temporari manager è motivato da molteplici condizioni gestionali, strategiche e manageriali, che l’azienda o l’imprenditore illuminato dovrebbero essere in grado di individuare sia nei momenti di crisi che di sviluppo del proprio business, come ad esempio:
- la sostituzione di un ruolo manageriale temporaneamente vacante,
- la formazione e assistenza di futuri manager interni che si vuole far crescere,
- l’esplorazione di nuove iniziative e di business development,
- la gestione di progetti complessi caratterizzati dall’incertezza e turbolenza dell’esito,
- il ricorso a know-how specifici al momento assenti,
- la gestione di momenti di crisi aziendale,
- la razionalizzazione dei processi,
- il cambiamenti di mercato o ambientali,
- la gestione e migrazione generazionale,
- lo sviluppo di nuove idee di business.
Inoltre, non dimentichiamo i vantaggi economici derivanti dall’inserimento di un temporary manager:
- costo una tantum;
- costo negoziabile/flessibile;
- costo ammortizzabile nel tempo.