Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Prima o poi pubblicherò una raccolta delle lettere e dei resoconti relativi alle richieste di proroga delle scadenze fiscali e al continuo cambio di modulistica degli ultimi vent’anni. Potrei andare ancora più indietro nel tempo, ma poi sarei turbato dalla consapevolezza della mia anzianità anagrafica; ma lo sono già abbastanza dalla eclettica (eufemismo) gestione della macchina fiscale. Penso che lo intitolerei, come questa mia breve lettera, “La vita (fiscale) è tutta moduli e proroghe”.
Ho scritto e ribadito più volte, l’ultima nella lettera inviata al MEF e all’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi (prima dell’ultimo comunicato del MEF, che tutti abbiamo commentato gridando il nostro sdegno), che spesso fa più danni la complicazione che la pressione fiscale (ormai oltre i limiti e lo sappiamo tutti).
Siamo ostaggio perenne, e con noi i nostri assistiti, di adempimenti, scadenze, modifiche e novità normative a getto continuo. Molti propongono soluzioni drastiche, scioperi bianchi o colorati, proteste di piazza più o meno organizzate, blocco degli invii telematici. Poi tutto tace.
Abbiamo protestato, ci siamo sfogati e si prosegue come sempre. Non vorrei essere pessimista o portatore di sventura, ma il nostro farraginoso sistema fiscale è il prodotto di una sedimentazione normativa che nemmeno nei reperti di roccia, risalenti all’era glaciale, si possono individuare tante stratificazioni.
Allora, siamo senza speranza? Forse. Però aiuterebbe sicuramente, noi e il legislatore, oltre a una indispensabile tregua normativa, un comportamento meno egoistico delle rappresentanze degli intermediari fiscali (il sottoscritto compreso). Troppo spesso si baratta il tacito consenso a norme soffocanti con la promessa di essere considerati i migliori, di ottenere funzioni esclusive o di essere inclusi da ciò da cui si era esclusi e via dicendo.
Cui prodest? All’intermediario fiscale che, indipendentemente dalla giacchetta professionale che indossa, deve guidare il proprio cliente nel percorso della oscura selva normativa, cercando di spiegargli l’inspiegabile? Direi proprio di no.
E allora pensiamo, almeno noi addetti ai lavori, soprattutto noi responsabili della rappresentanza di grandi o meno categorie professionali, al bene comune, all’interesse generale, almeno sulle questioni tributarie.
Poi, una volta che saremo riusciti a rendere meno gravoso il lavoro dei nostri rappresentati e un poco più umano il nostro sistema fiscale, scorniamoci (verbo che rende bene il senso della negatività che genera lo scontro) sulle questioni di principio, ma ripeto, prima abbiamo un altro compito ben più importante: fare in modo che la nostra vita fiscale non sia più solo moduli e proroghe.
Concludo con leggerezza, perché con un sorriso, anche se amaro, i problemi (almeno questi) si affrontano meglio, e parafrasando Vasco esprimo un desiderio: non voglio una vita spericolata, me ne basterebbe una sburocratizzata. Ma la ragion di cassa consentirà che si avveri?
Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi