Il taglio della spesa è già un argomento delicato di per sé, ma è quando si inizia a sforbiciare nel campo della sanità pubblica che si rischia di fare i danni peggiori. Conciliare le esigenze improrogabili di risparmio con una servizio sanitario nazionale efficiente è stata la sfida (spesso persa in partenza) dei precedenti esecutivi. Nelle ultime ore il mondo politico e della ricerca si sono mobiliti per chiedere chiarezza e accuratezza al commissario Cottarelli, il cui piano preliminare non ha convinto in pieno.
«Da alcuni anni il diritto costituzionale alla salute dei cittadini italiani è subordinato alle esigenze della finanza pubblica – ha dichiarato sull’Huffington Post Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – e gli ambiziosi programmi di Renzi richiedono tanti soldi che devono essere giustamente recuperati, ma il piano preliminare del commissario Cottarelli non convince. La sostenibilità di un sistema sanitario, indipendentemente dalla sua natura (pubblico, privato, misto) e dalla quota di PIL destinata alla Sanità, non può più prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze, il loro utilizzo da parte dei professionisti e la governance dell’intero processo per trasferire le conoscenze all’assistenza sanitaria perché la maggior parte degli sprechi conseguono proprio al limitato trasferimento della ricerca alla pratica clinica e all’organizzazione dei servizi sanitari».
Bipartisan le critiche dalla politica. Per il capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Sociali della Camera, Benedetto Fucci, bisogna evitare il «susseguirsi continuo di tagli che non seguono una logica» e non consentono «un organico piano di rivisitazione della rete ospedaliera». Per la parigrado del Pd, la senatrice Nerina Dirindin, le proposte per la revisione della spesa pubblica «sono motivo di stupore e di grande preoccupazione, perché francamente ci si aspettava un lavoro più accurato».
Jacopo MARCHESANO